La XVIII edizione della rassegna “Orchestra senza confini”, al Teatro Studio Melato, ha chiuso i battenti con un concerto raffinato, che ha regalato agli spettatori suoni e colori di un’isola particolarmente viva in questi ultimi anni, e non solo per il jazz. Ma è già in programma un’appendice per il prossimo 30 giugno; al Teatro Studio potremo ascoltare il jazz dalle università americane.
Il concerto “sold out” di chiusura della XVIII edizione della rassegna “Orchestra senza confini”, che si è tenuto al Teatro Studio Melato la sera del 18 aprile, in realtà non sarà l’ultimo dell’edizione 2015-2016, perché come ha annunciato il musicologo Maurizio Franco in chiusura di serata, il prossimo 30 giugno, nello stesso luogo, avremo l’opportunità di ascoltare la Elon University Big Band, diretta per l’occasione, oltre che dal trombonista Matthew Buckmaster, dal padrone di casa Enrico Intra.
Ma nel frattempo il pianista siciliano Giovanni Mazzarino, mentore di un gruppo di giovani, anzi giovanissimi musicisti isolani, ha dato vita, con i suoi preziosi arrangiamenti, ad una riuscita serata apprezzata dal pubblico meneghino, che ha gremito il teatro in ogni ordine di posti, con tanto di lista d’attesa all’ingresso.
L’immancabile introduzione di Franco, asciutta ma ineccepibile nel mettere a fuoco la fioritura del jazz siculo di questi tempi, ha preceduto l’esibizione dei 16 componenti della Civica Jazz Band che hanno condiviso la scena con i cinque solisti ospiti: oltre al già menzionato pianista messinese, la meravigliosa cantante Daniela Spalletta (autrice di tutti i testi in siciliano ed agile nell’alternare sentite interpretazioni in forma canzone a pura tecnica “vocalese”), i gemelli diciassettenni Giovanni e Matteo Cutello (rispettivamente impegnati al sassofono contralto ed alla tromba) ed il ventunenne Francesco Patti, che già vanta collaborazioni significative in ambito jazzistico, al sax tenore.
Il variegato programma alternava saggiamente brani per piccolo e medio organico (dal duo all’ottetto) ad esecuzioni per big band al completo con la direzione di Enrico Intra, ed era essenzialmente composto da pezzi di matrice popolare o comunque ispirati alla Sicilia, includendo altresì due standard quali “Easy Living” (di R. Rainger e L. Robin, con l’unico arrangiamento non prodotto da Mazzarino e da accreditare a Bob Mintzer) e la gershwiniana “But not for me”, eseguita a tempo medio dopo la prima triade di brani dedicati all’isola.
Se un piccolo appunto si può fare alla scelta della scaletta, è l’eccessiva presenza di brani a tempo prevalentemente lento o tuttalpiù medio; quando il ritmo è salito, si sono infatti ascoltate le cose migliori, come nel caso di “Springtime” e “I ceri e i devoti”, entrambe per big band, con il secondo brano diretto da Mazzarino e dedicato alla tradizionale festa catanese di S. Agata, che le sonorità piene e rotonde e la crescente tensione finale di ispirazione quasi religiosa hanno ben rappresentato.
Tutti i solisti hanno proposto interventi funzionali al contesto e ben strutturati, esibendo rilevanti capacità espressive a dispetto in taluni casi della giovane età, ma inevitabilmente alla lunga sono usciti dal mazzo il pianismo raffinato di Mazzarino, le doti canore davvero non comuni della Spalletta, capace di controllare il suo virtuosismo evitando inutili eccessi, ed il fraseggio sciolto, di chiaro riferimento mainstream, dei due giovani sassofonisti.
I due episodi più riusciti della serata sono risultati “Piazza” e l’immancabile bis: il primo (in quintetto, con Mazzarino e la vocalist sostenuti dalla ritmica di Marco Vaggi e Tony Arco, poi raggiunti nel finale dal sax contralto di Giovanni Cutello per un bell’intervento solistico) ha messo in mostra l’eleganza e le capacità di variare intorno al tema del pianista, nonché l’espressione più melodica della voce della Spalletta; il secondo, dopo un breve momento di Intra in completa solitudine, con la big band al gran completo ad improvvisare senza confini, come recita il sottotitolo della rassegna, con Mazzarino e lo stesso Intra ad alternarsi al pianoforte, la Spalletta a gorgheggiare come un usignolo e profumi di Sicilia che si diffondevano nel teatro. (…)
di Ernesto Scurati – 21 Aprile 2016 – Recensione concerti